La famiglia del Mulino Bianco non esiste, ma esiste quella di FORT APACHE, al Teatro India con la piéce di Valentina Esposito. La regista e drammaturga ha portato in scena la storia di una famiglia in cui l’unico mezzo di comunicazione è la violenza e dove antichi rancori sono impossibili da scardinare anche di fronte alla morte.
L’occasione per riunirsi è il matrimonio dell’ultima e unica figlia femmina. La cerimonia diventa pretesto per rimettere sul tavolo le incomprensioni tra padri e figli e luogo dove consumare una vicenda d’amore e d’odio, sospesa tra passato e presente:
«Siamo troppo vicini, ma non vicini abbastanza» dice uno dei protagonisti.
Lo svolgimento della trama svela il vero significato del lavoro della regista che cerca di scandagliare attraverso i suoi personaggi l’animo di uomini che nei lunghi anni di reclusione hanno sofferto per gli affetti lontani, per i figli distanti, per gli amori perduti, e si trovano ora a tentare una ricostruzione emotiva di un rapporto difficile fatto di rivendicazioni e ribellioni, lasciando però un bagliore di speranza nel finale.
Fort Apache è un progetto teatrale che coinvolge attori professionisti ed attori ex detenuti o detenuti in misura alternativa (semilibertà, affidamento ai servizi sociali, affidamento in centri di prevenzione alla tossicodipendenza, detenzione domiciliare, etc..), che hanno intrapreso un percorso di professionalizzazione e inserimento nel sistema dello spettacolo teatrale o cinematografico. Fra i quali, Marcello Fonte – dopo Cannes, miglior interprete agli European Film Awards di Siviglia per Dogman di Matteo Garrone – Alessandro Bernardini, Christian Cavorso, Chiara Cavalieri, Matteo Cateni, Viola Centi, Alessandro Forcinelli, Gabriella Indolfi, Piero Piccinin, Giancarlo Porcacchia, Fabio Rizzuto, Edoardo Timmi e Cristina Vagnoli.
Tutti hanno contribuito egregiamente alla riuscita dello spettacolo, profondamente umano e per certi versi catartico.
http://www.teatrodiroma.net/doc/6199/famiglia
http://www.fortapachecinemateatro.com